Il Corriere di Trieste

CHIESA CATTOLICA: IL DIRITTO DEI FRIULANI DI PREGARE NELLA LINGUA DEL POPOLO

CHIESA CATTOLICA: IL DIRITTO DEI FRIULANI DI PREGARE NELLA LINGUA DEL POPOLO

Di Paolo G. Parovel e Silvia Verdoljak.

CHIESA CATTOLICA: IL DIRITTO DEI FRIULANI DI PREGARE NELLA LINGUA DEL POPOLO

Aquileia: la navata centrale della Basilica.

Trieste, 25 novembre 2023. – La Conferenza Episcopale Italiana – CEI è l’assemblea permanente dei vescovi cattolici in Italia. Nella riunione plenaria del 15 novembre ad Assisi ha rifiutato l’approvazione ufficiale del Messale in lingua friulana – Messâl Furlàn. In sostanza, una parte minoritaria ma influente dei vescovi italiani non vuole riconoscere al popolo friulano il diritto di officiare i riti cristiani cattolici nella propria lingua.

È un passo indietro rilevante, dopo che nel 2019 la stessa CEI aveva approvato la versione della Bibbia e dei Vangeli in lingua friulana, opera tenace iniziata mezzo secolo fa dai sacerdoti pre Checo Placerean e pre Toni Beline con loro colleghi del gruppo di Glesie  Furlane (Chiesa Friulana).

Secondo gli osservatori il problema attuale è una nuova conferma del fatto che su alcuni argomenti l’assemblea permanente dei Vescovi cattolici italiani ed il suo quotidiano “L’Avvenire” continuano ad essere condizionati da fazioni politiche nazionaliste che creano problemi anche verso la Slovenia e la Croazia.

I Friulani (Furlàns) sono un piccolo popolo europeo di circa un milione di persone insediato in Italia nell’antico Forum Julii, oggi Friuli – Friûl tra il Veneto, l’Austria, la Slovenia, Trieste ed il mare Adriatico. Ha propria lingua e cultura romanza consolidata in documenti scritti dal XIII secolo ed in opere letterarie a stampa dal XVI.

La tradizione ecclesiale cristiana del popolo friulano risale all’antica diocesi romana di Aquileja e si consolida dal 558 d.C. nel Patriarcato di Aquileja, con proprie tradizioni rituali. Il suo territorio si estese ben oltre il Friuli (nel VI secolo sino alla Pannonia) ed ha il suo centro storico e simbolico nella grande basilica patriarcale di Aquileja, edificata tra XI e XIII secolo.

Dal 1077 al 1420 il Patriarcato di Aquileja divenne un principato ecclesiastico del Sacro Romano Impero la Patria Fori Julii, in friulano Patrie dal Friûl con proprio esercito e Parlamento di Stato.

Il Parlamento della Patria del Friuli, Parlament de Patrie dal Friûl, tenne la prima seduta il 6 luglio 1221, è tra i più antichi d’Europa ed aveva funzioni consultive, legislative e giudiziarie. Rimase in funzione sino al 1805, quando venne abrogato da Napoleone Bonaparte.

L’impero plurinazionale degli Absburgo riconosceva ufficialmente anche la nazionalità e la lingua friulana. Lo Stato nazionale italiano ha invece riconosciuto ufficialmente la lingua friulana soltanto dal 1999, ed a livello regionale.

Dopo il 1918 infatti il nazionalismo italiano vietò anche l’uso ecclesiale pubblico della lingua friulana, come quello della lingua slovena, ed ha continuato a volerlo impedire sino gli anni ’70 ed oltre, opponendosi all’opera dei sacerdoti di Glesie Furlane ed alla volontà dei fedeli.

Sacerdoti e fedeli friulani erano e sono dalla parte della ragione, poiché applicano i principi affermati nel Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) della Chiesa cattolica sul diritto naturale alla preghiera ed alla liturgia nella lingua del popolo nello spirito evangelico cristiano della Pentecoste.

Hanno resistito perciò tenacemente ad oltre un secolo di soprusi, ostacoli ed ipocrisie di ambienti nazionalistici interni ed esterni alle gerarchie cattoliche, sino ad ottenere nel 2019 l’approvazione ufficiale della versione in friulano della Bibbia e dei Vangeli.

Ci si attendeva perciò ora anche l’approvazione ufficiale del Messale in lingua friulana, che è inoltre in uso pratico da decenni. Ma il rifiuto politico opposto dalla CEI non è soltanto una violazione dello spirito cristiano e dei principi ecumenici della Chiesa cattolica romana.

È, in sostanza, una violazione di un principio etico universale: quello della libertà di religione, che secondo la miglior corrente di pensiero statunitense in materia è la prima e più fondamentale libertà dell’essere umano, dalla quale derivano tutte le altre.

La protesta di Glesie Furlane merita dunque di essere appoggiata, e chi desidera farlo può già sottoscrivere questa petizione: LINK

L'estensione del Patriarcato di Aquileia tra IX e XVIII secolo.

L’estensione del Patriarcato di Aquileia tra IX e XVIII secolo.

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