Trieste: sentenza “suicida” sull’imposizione dell’IVA
Trieste, 25 novembre 2021 – Nella causa civile n. 4277/2018 della I.P.R. F.T.T. sull’imponibilità dell’IVA italiana a Trieste il giudice locale di primo grado ha rifiutato con una sentenza “suicida” di accertare ed eseguire le leggi vigenti in materia, benché siano state perfettamente documentate (LINK). È iniziata perciò immediatamente la preparazione del ricorso alla Corte d’Appello.
La sentenza è “suicida” perché il giudice ha l’obbligo di conoscere ed eseguire la legge, e perché ha giustificato il rifiuto di farlo ricopiando le motivazioni totalmente infondate che la Corte d’Appello locale aveva ricopiato a sua volta da una sentenza amministrativa e sono già impugnate dal 18 gennaio 2021 davanti alla Corte Suprema di Cassazione (LINK).
Come si può constatare dal ricorso in Cassazione (LINK), quelle motivazioni sono un collage grossolano delle note, vecchie tesi pseudo-giuridiche che la corrente politica nazionalista di A.E. Cammarata, M. Udina e dei loro seguaci ha diffuso dopo il Trattato di Pace del 1947 per alimentare revanscismi simulando che il Free Territory of Trieste non sia mai stato costituito.
Si tratta perciò soltanto di tesi costruite con affermazioni false sulle leggi italiane, su strumenti e su principi del diritto internazionale, che sono state imposte per scopi politici anche nell’insegnamento universitario a generazioni di studenti di giurisprudenza che non le hanno mai verificate (LINK).
Il risultato è che gli errori e le falsificazioni così diffusi in materia si sono radicati senza verifica sia nell’ambiente giudiziario (giudici ed avvocati) sia nella pubblicistica, ed hanno alimentato un genere di patriottismo italiano fuorviato perché viola le leggi italiane credendo di difenderle e viene usato anche come copertura di un pesante “sistema” di corruzione locale parassita.
La prima verifica integrale della materia è stata perciò avviata nel 2013 dal Movimento Trieste Libera e consolidata nel 2017 dalla I.P.R. F.T.T. in una rassegna normativa sistematica (LINK) che ha consentito di avviare le azioni legali di accertamento con la partecipazione di un numero senza precedenti di cittadini ed imprese.
Non vi è infatti più dubbio possibile sul fatto che lo stesso ordinamento giuridico italiano riconosce dal 1947 l’avvenuta costituzione dell’attuale Free Territory of Trieste nel previsto Regime Provvisorio affidato ai Governi degli USA e del Regno Unito, che dal 1954 l’hanno sub-affidato per l’amministrazione civile al Governo italiano e per la difesa militare alla NATO, mentre la questione dell’ex “Zona B” che alimentava rivendicazioni nazionaliste è stata chiusa dal 1992.
Gli ostacoli principali alle azioni legali per l’accertamento di queste situazioni giuridiche attuali consistono nel fatto che sul sistema giudiziario locale influiscono contemporaneamente le false tesi consolidate sulla materia e le pressioni ambientali illecite del sistema di corruzione locale nazionalista.
La strategìa legale per superare questi ostacoli è stata perciò articolata su tre prime cause civili che riguardano il regime fiscale generale, l’IVA ed il Porto Franco internazionale, scaglionate nel tempo in modo da coprire tutti e tre i gradi di giudizio ordinari (primo grado, appello, cassazione), ed accedere se necessario alle corti europee ed internazionali competenti.
Lo sviluppo di questa “partita a scacchi” giudiziaria è stato sinora conforme alle previsioni e si avvicina sempre più al successo nei termini già precisati nell’analisi riassuntiva che abbiamo pubblicato il 29 giugno (LINK).
Vi si deve aggiunge ora il fatto che la sentenza “suicida” del giudice di primo grado nella causa sull’IVA ha creato un cortocircuito giudiziario locale perché la sua impugnazione costringerà la Corte d’Appello a riesaminare direttamente le stesse tesi infondate della propria sentenza impugnata in Cassazione.
Si può quindi attendere con ragionevole fiducia che sia la Suprema Corte di Cassazione a voler provvedere quanto prima a ricondurre all’ordine razionale della legalità e del buon diritto il caos intollerabile generato in materia da decenni di passioni politiche ormai datate e di speculazioni illecite cui si deve porre fine.
F.W.