I veri problemi di sviluppo del Porto Franco internazionale di Trieste non riguardano traffici e mercati, ma le informazioni false diffuse in materia tra i politici ed i pubblici amministratori italiani che ne discutono, anche in buona fede.
Ne è conferma la recentissima interrogazione che il senatore Matteo Richetti ha presentato il 17.2.2021 al Governo italiano sui rapporti giuridici tra il Porto Franco internazionale di Trieste ed il regime doganale dell’Unione Europea (LINK).
L’interrogazione è rivolta al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, ed a quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Giovannini, ed è evidente sia che le intenzioni del senatore erano ottime, sia che le sue fonti d’informazione sulla materia lo hanno ingannato.
L’interrogazione è fondata infatti su tre affermazioni principali: che il Porto Franco di Trieste è inserito nell’elenco dei punti franchi situati all’interno del territorio doganale dell’Unione Europea, che il Governo italiano ha omesso di comunicarne all’UE lo status giuridico internazionale, e che tale omissione impedirebbe di applicarlo efficacemente.
Ma nessuna delle tre affermazioni è vera, poiché in realtà il Porto Franco internazionale di Trieste non è un punto franco dell’UE, il Governo italiano non ha omesso di comunicarne all’UE lo status giuridico speciale, e gli ostacoli al suo pieno sviluppo non vengono né da Roma, né da Bruxelles.
Lo spiega perfettamente la nota ufficiale in italiano ed inglese che la International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste – I.P.R. F.T.T. ha inviato al senatore Richetti ed ai due Ministri (LINK) dopo che il discusso Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, ha dato appoggio pubblico all’interrogazione ingannevole.
La nota dell’I.P.R. F.T.T. precisa infatti che il Porto Franco internazionale di Trieste non è (e non può essere) incluso nel territorio doganale comunitario perché è costituito dal Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 quale ente di Stato (State corporation) del Free Territory of Trieste, sul quale il Governo italiano esercita dal 1954 un sub-mandato fiduciario speciale di amministrazione civile provvisoria, e se ne è perciò anche assunta con atti formali la rappresentanza estera nei confronti delle autorità comunitarie.
La vera omissione del Governo italiano, afferma la I.P.R. F.T.T., è perciò quella di non aver ancora provveduto, a tale titolo, alla stipula di accordi tra il Free Territory amministrato e l’UE, nemmeno per quanto riguarda il Porto Franco internazionale, anche se tale adempimento è giuridicamente ineludibile.
A questo proposito la I.P.R. F.T.T. ricorda che il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 è infatti strumento vincolante e prevalente sia nell’ordinamento giuridico italiano, che lo segue interamente con DlgsCPS 1430/1947 ratificato con L. 3054/1952, sia nell’ ordinamento comunitario europeo (ab origine in forza degli artt. 307 TCE, poi 234 TCEE, ora 351 TFUE), che vincola lo stesso ordinamento italiano (artt. 10, 11 seconda parte e 117 primo comma Cost.).
Per tali motivi, continua la nota, i Regolamenti CEE n. 1496/68, CE n. 2151/84, UE n. 450/2008, UE 952/2013 e la Relazione speciale n. 2/93 della Corte dei Conti Europea definiscono il territorio fiscale comunitario ai fini doganali con propri elenchi dei territori nazionali degli Stati Membri e delle loro zone franche che non includono il Free Territory of Trieste ed il suo Porto Franco internazionale, né come entità indipendenti, né come parti del territorio doganale od extradoganale italiano e comunitario.
Quanto all’operato del Governo italiano, la I.P.R. F.T.T. ricorda che in sede di adozione della Direttiva n. 69/75/CEE del Consiglio delle Comunità Europee del 4 marzo 1969, relativa all’armonizzazione delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative riguardanti il regime delle zone franche, il Consiglio e la Commissione europea e la delegazione del Governo italiano hanno riconosciuto con Dichiarazione a verbale il differente status giuridico pre- ed extra-comunitario del Porto Franco internazionale dell’attuale Free Territory of Trieste affidato all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano.
La Dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione riconosce infatti «su comunicazione della delegazione italiana e in relazione con l’art. 234 del Trattato» TCEE «che: 1. il porto franco di Trieste è stato istituito dallo Allegato VIII del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze alleate e associate firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, ed ha formato oggetto del Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954». Che è lo strumento, precisa la I.P.R. F.T.T., con cui i Governi degli Stati Uniti e del Regno Unito lo hanno sub-affidato al Governo italiano.
La nota della I.P.R. F.T.T ricorda inoltre che nell’ordinamento italiano la Direttiva 69/75/CEE è eseguita con il DPR 1133/69, con cui «Il Presidente della Repubblica – Visto il Trattato che istituisce la Comunità Economica Europea, ratificato con Legge 14 ottobre 1957, n. 1203; […]; Visto il Decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, che ha reso esecutivo il Trattato di Pace fra l’Italia e le Potenze Alleate e Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 […];
Vista le necessità di adottare norme per adeguare la legislazione vigente alle citate direttive numeri 69/73/CEE, 69/74/CEE e 69/75/CEE; Decreta:
[…] Articolo 32: per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste di cui all’Allegato VIII al Trattato di Pace fra l’Italia e le Potenze Alleate e Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, e reso esecutivo con Decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, restano ferme, in deroga a quanto stabilito nei precedenti articoli, le vigenti disposizioni più favorevoli.»
Il Governo italiano dunque non ha omesso di comunicare all’UE lo status giuridico speciale del Porto Franco internazionale di Trieste affidato alla sua gestione dell’ambito del sub-mandato fiduciario di amministrazione civile provvisoria dell’attuale Free Territory of Trieste, ma ne ha riconfermata la piena vigenza ed efficacia con il recente Decreto interministeriale 13 luglio 2017 (s.n.) sull’organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nella zona del Porto Franco di Trieste.
Il decreto è stato infatti emesso dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, in esecuzione degli obblighi di cui all’art. 6 comma 12 della L. 84/1994 e del «memorandum d’intesa di Londra sottoscritto il 5 ottobre 1954 tra i Governi d’Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica federativa popolare di Jugoslavia, concernente il regime di amministrazione provvisoria del territorio libero di Trieste, previsto dall’Allegato VII del Trattato di pace tra l’Italia e le Potenze Alleate e Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947».
Per tali motivi la I.P.R. F.T.T. afferma che i veri ostacoli concreti alla corretta gestione del Porto Franco internazionale di Trieste non provengono affatto dal Governo italiano, né dall’Unione Europea, ma da Trieste stessa e precisamente dalle attività illecite di un sistema locale di corruzione che condiziona pesantemente gli organi locali dell’amministrazione italiana e disinforma il Governo stesso.
Secondo la I.P.R. F.T.T. «si tratta, in sostanza, una “mafia” politico-economica locale che in questo modo mantiene la questione di Trieste e del Porto Franco internazionale in condizioni di ambiguità, disinformazione e generale ignoranza, per lucrare scandalosamente su violazioni sistematiche delle leggi in materia, del diritto internazionale e dei diritti politici ed economici della popolazione del Free Territory.»
La nota ricorda che i danni economici e sociali così creati da quel sistema locale di corruzione sono così gravi che la I.P.R. F.T.T. ha dovuto citare in causa il Governo italiano sub-amministratore ed alcuni suoi ministeri per ottenere l’accertamento giudiziale delle leggi applicabili a Trieste per la fiscalità generale (LINK) per l’IVA (LINK), per la gestione del Porto Franco internazionale e su accordi illegali con la Repubblica Popolare Cinese (LINK).
Il documento afferma inoltre che «lo sviluppo di tali azioni legali ha già fornito le prove documentali del grado di influenza della “mafia” locale sul sistema giudiziario italiano a Trieste.»
Sulla gestione del Porto Franco internazionale la I.P.R. F.T.T. ha dovuto anche aprire una corrispondenza riservata con la Commissione Europea ed intervenire ufficialmente nella procedura d’infrazione n. State aid SA.38399 (2018/E) relativa alla tassazione dei porti italiani (LINK).
La nota della I.P.R. F.T.T. afferma perciò che il senatore Richetti e gli altri parlamentari italiani che desiderano interrogare seriamente il loro Governo sul sabotaggio evidente delle funzioni economiche straordinarie del Porto Franco internazionale di Trieste «dovrebbero chiedere perché a Trieste il sistema locale di corruzione ed illegalità non sia stato ancora indagato ed estirpato con gli stessi strumenti investigativi e giudiziari che si utilizzano contro le mafie tradizionali.»
Il documento si conclude con il richiamo esplicito al fatto giuridico e politico che «nel caso di Trieste la corruzione locale impunita impedisce la corretta esecuzione di un sub-mandato fiduciario speciale che i Governi di Stati Uniti e Regno Unito hanno affidato al Governo italiano per conto delle Nazioni Unite e nell’interesse della popolazione amministrata».
I.L.