Il Corriere di Trieste

TRIESTE: GRAVI ILLECITI NELLA GESTIONE DEL “PORTO VECCHIO”

TRIESTE: GRAVI ILLECITI NELLA GESTIONE DEL “PORTO VECCHIO”

TRIESTE: GRAVI ILLECITI NELLA GESTIONE DEL “PORTO VECCHIO”

28 febbraio 2023. – A Trieste l’Amministrazione comunale del sindaco Roberto Dipiazza, in carica dal 2016, commette impunemente da sei anni gravissime violazioni di legge nella gestione di aree ed edifici del Porto Franco Nord (il cosiddetto “porto vecchio”), causando danni erariali per decine di milioni di euro, con l’appoggio attivo o passivo delle autorità locali che dovrebbero impedire quegli illeciti.

Questa è, in sintesi, la situazione di “pubblica illegalità” che la I.P.R. F.T.T. (LINK) ha denunciato il 20 febbraio 2023 con un atto di richiamo alla legge notificato in italiano ed inglese sia ai pubblici amministratori e funzionari coinvolti del Comune, della Regione e dell’Autorità Portuale, sia al Commissario del Governo e Prefetto di Trieste ed al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello.

L’atto notificato ha come oggetto «violazioni di legge nella gestione dei beni portuali assegnati al patrimonio disponibile del Comune di Trieste dall’articolo 1, comma 619 della L. 190/2014 come integrato dall’art. 1 comma 66 lettera b) della L. 205/2017 – responsabilità penali, civili ed erariali dei pubblici amministratori e dei funzionari coinvolti – richiesta di ripristino del rispetto della legge e dell’ordine pubblico».

Considerate la straordinaria gravità dei fatti denunciati, che sono di evidente interesse pubblico, e l’ampiezza dei silenzi stampa che li coprono da anni, pubblichiamo qui il documento completo (LINK) e ne riassumiamo contenuti e contesto.

Occorre premettere che gli illeciti denunciati in quest’atto non dipendono dal contenzioso legale che la I.P.R. F.T.T. ha aperto dal 2017 (LINK) con tre cause civili di accertamento sui diritti e gli obblighi riguardanti l’attuale Free Territory of Trieste ed il suo Porto Franco internazionale.

Quel contenzioso riguarda anche l’incostituzionalità delle norme di legge italiane del 2014, modificate nel 2017, che hanno dichiarato la “sdemanializzazione” di aree ed edifici del Porto Franco Nord, assegnandoli al Comune con l’obbligo di venderli e di versare il ricavato all’Autorità Portuale, che è obbligata ad utilizzarlo per lo sviluppo di altre aree del Porto Franco internazionale di Trieste, sul quale vi sono diritti di tutti gli Stati.

Questa nuova denuncia della I.P.R. F.T.T. riguarda invece il fatto che l’Amministrazione comunale del Sindaco Dipiazza, dopo avere ricevuto i beni vincolati alla vendita in esecuzione di quelle norme di legge italiane, le vìola apertamente utilizzandoli in proprio ed a favore di terzi con atti di disposizione e di spesa che sono perciò illeciti e causano danni erariali rilevantissimi.

La denuncia riguarda perciò anche il comportamento delle autorità amministrative e giudiziarie locali che avendo l’obbligo giuridico di impedire quelle violazioni di legge dell’Amministrazione comunale Dipiazza omettono di impedirle, o se ne rendono addirittura complici attivi (in particolare, l’Autorità Portuale di Zeno D’Agostino, in carica dal 2015, e le Amministrazioni regionali 2013-2018 di Debora Serracchiani e 2018 – 2023 di Massimiliano Fedriga).

L’atto della I.P.R. F.T.T. evidenzia che tutto questo «implica anche responsabilità personali di natura penale, civile ed erariale dei pubblici amministratori e dei funzionari che hanno partecipato alla commissione degli illeciti od avendo il dovere giuridico di impedirli non li hanno impediti».

La I.P.R. F.T.T. conclude perciò invitandoli «a provvedere, nei rispettivi settori di responsabilità, al ripristino del rispetto della legge e dell’ordine pubblico in soggetta materia ed all’annullamento in autotutela di tutti gli atti formati in violazione delle disposizioni del comma 619 dell’art, 1 della L. 190/2014 come integrato dall’art, 1 comma 66 lettera b) della L. 205/2017».

Questo stesso atto preannuncia inoltre il coinvolgimento degli organi antifrode dell’Unione Europea nei casi in cui l’Amministrazione comunale di Trieste ha pubblicato bandi europei e chiesto fondi comunitari per opere nel “porto vecchio” simulando che siano legittime e che il Comune abbia la proprietà incondizionata delle aree (come per il recente progetto di una cabinovia: LINK).

I nostri lettori potranno approfondire direttamente l’intera questione dal testo integrale dell’atto (LINK), ma qui ci sembra doveroso aggiungere alla notizia alcune considerazioni su due evidenze particolari del caso.

La prima evidenza è che una situazione di pubblica illegalità come quella che si è consolidata a Trieste può venire creata e mantenuta soltanto dalle attività di un “sistema” di reti di potere trasversale capaci di interferire con l’attività delle istituzioni democratiche e di condizionare la libertà d’informazione.

Non è certo un caso se dal 2010 le inchieste giornalistiche in materia sono state svolte e pubblicate soltanto da noi e se le autorità giudiziarie locali hanno ignorato o insabbiato sistematicamente le denunce di quegli illeciti e di altri connessi, ed hanno persino punito la stampa che ne scriveva.

Non è nemmeno un caso se nel 2015 il “sistema” locale giunse a minacciare pubblicamente il nuovo, energico Procuratore della Repubblica Carlo Mastelloni, e fummo solo noi a difenderlo, pubblicando due analisi intitolate «Trieste: il “sistema” di corruzione attacca il Procuratore Mastelloni» (LINK) e «Trieste: il “sistema” di corruzione minaccia il Procuratore Mastelloni» (LINK).

La spiegazione più interessante è quella che ci hanno dato alcuni investigatori istituzionali d’alto grado che osservano anche il nostro lavoro. Dicono che le nostre inchieste giornalistiche sul malaffare a Trieste hanno un unico difetto: gli illeciti che denunciamo sono «soltanto la punta dell’Eisberg».

Non sembra inoltre trascurabile il fatto che alcuni degli amministratori pubblici e funzionari locali coinvolti in queste violazioni di legge impunite siano gli stessi che hanno organizzato accordi commerciali e portuali con i regimi dell’Iran (2016) del Venezuela (2018) e della Cina comunista (2019).

L’altra evidenza particolare di questo caso è che gli abusi dell’Amministrazione comunale del Sindaco Dipiazza sui beni del cosiddetto “porto vecchio” a danno di tutti sono pubblici, ma vi si oppone con atti concreti soltanto la I.P.R. F.T.T., perché nessun’altra istituzione od organizzazione sembra avere la libertà, la capacità od il coraggio di farlo.

Ed è forse ora che la popolazione di Trieste se ne accorga.

F.W.

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