La International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste – I.P.R. F.T.T. è intervenuta ufficialmente nella procedura d’infrazione della Commissione Europea State aid SA.38399 (2018/E) Corporate Taxation of Ports in Italy, L’intervento della I.P.R. F.T.T., depositato l’8 febbraio col numero di protocollo 2020/01608, riguarda il Porto Franco internazionale ed il porto doganale di Trieste ed è stato pubblicato nel testo originale inglese (LINK) con traduzione italiana (LINK).
La procedura d’infrazione contesta all’Italia la mancata imposizione della tassa sulle società alle Autorità di sistema portuale che gestiscono i porti italiani, ed include tra queste anche l’Autorità portuale italiana di Trieste e Monfalcone. Nel novembre 2019 la Commissione ha concluso le consultazioni col Governo italiano, e ritenendo infondate le sue risposte ha avviato dal 10 gennaio il conseguente procedimento d’indagine formale invitando il Governo italiano e le terze parti interessate a fornire entro un mese le loro osservazioni.
L’atto d’intervento della I.P.R. F.T.T. rileva che il Porto Franco internazionale ed il porto doganale di Trieste non sono porti dello Stato italiano, ma dell’attuale Free Territory of Trieste istituito dal Trattato di Pace con l’Italia del 1947 e sub-affidato dal 1954 all’amministrazione civile fiduciaria del Governo italiano dai Governi statunitense e britannico quali amministratori primari per conto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
A riconferma della vigenza al 2020 delle norme pertinenti del Trattato di Pace del 1947 e dei suoi strumenti di esecuzione la I.P.R. F.T.T. ha depositato un’expertise legale dettagliata (LINK) e richiama in particolare leggi in vigore dello Stato italiano (DlgsCPS 1430/47, L. 3054/52, DPR 27 ottobre 1954, L.cost. 1/1963 artt. 1, 2, 4, 70). ed atti del Dipartimento di Stato USA (Treaties in Force, A List of Treaties and Other International Agreements of the United States in Force on January 1, 2019).
L’atto osserva inoltre che la giurisdizione dell’UE non si estende a quegli accordi internazionali precedenti al 1958, ma include il fatto che essi rendono impossibile considerare e tassare il Porto Franco internazionale ed il porto doganale di Trieste come se fossero porti italiani e dell’UE senza violare anche gli artt. 3(5). 5(2), 21(1), 52(2) del Trattato sull’Unione Europea e gli artt. 351 355(3) del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
Questo aspetto collaterale dello situazione giuridica di Trieste consente perciò di farla valere anche davanti alla Commissione Europea ed alla Corte di Giustizia dell’UE, mentre proseguono le azioni legali con cui la I.P.R. F.T.T. ha già citato in giudizio il Governo italiano sia in materia fiscale (cause n. 1757/17, ora n. 139/19 App., e causa n. 4277/18), sia sulla gestione del Porto Franco internazionale e su accordi con la Repubblica Popolare Cinese (causa 5209/19).
Nel proprio atto d’intervento la I.P.R. F.T.T. rileva infine che il Governo italiano sub-amministratore non ha mai provveduto a negoziare accordi tra il Free Territory amministrato e l’Unione Europea.
Trovare le parole per ringraziarvi mi viene difficile perché quanto da voi fatto è talmente unico che non mi resta che un semplice ” GRAZIE “.
Pingback: Acquisita la documentazione dell’UE nella causa sull’IVA a Trieste e nel suo porto – Il Corriere di Trieste