Trieste: due azioni legali bloccano le operazioni immobiliari su beni del Porto Franco internazionale
Analisi di Paolo G. Parovel
Dal 29 maggio 2018 la I.P.R. F.T.T. – International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste (LINK) ha bloccato con due azioni legali le operazioni di un gruppo trasversale di politici e di speculatori italiani locali che tenta da anni di sottrarre illegalmente al Porto Franco internazionale di Trieste un’area di 60 ettari di infrastrutture portuali (edifici, strade, ferrovie) per venderla sul mercato immobiliare.
L’area ha un valore immobiliare valutabile fra i 3 ed i 5 miliardi di euro (fra 3,4 e 5,8 miliardi di dollari). Ma il suo valore economico funzionale è enormemente superiore, perché il regime permanente del porto franco internazionale di Trieste, unico al mondo, consente di utilizzarla per il traffico, il deposito e la lavorazione senza tasse delle merci di tutti gli Stati, senza limitazioni né discriminazioni.
La sottrazione di quei 60 ettari, che costituiscono l’88% della superficie operativa del Porto Franco Nord, dimezzerebbe inoltre la superficie complessiva delle infrastrutture portuali e ferroviarie permanenti del Porto Franco internazionale di Trieste, recando danni incalcolabili alla sua intera gestione logistica e strategica.
Per questi motivi, il fatto che un gruppo di politici e di speculatori italiani locali tenti di togliere al Porto Franco internazionale del Free Territory of Trieste un’area di 60 ettari per venderla sul mercato immobiliare non è soltanto una frode colossale che non ha precedenti in Europa e nel Mediterraneo. È anche un danno economico enorme, oltraggioso ed intollerabile per Trieste e per tutta la Comunità internazionale.
Il tentativo di frode è stato organizzato simulando che l’area fosse divenuta tecnicamente inutilizzabile per le attività portuali (un “porto vecchio”). Ma per venderla sul mercato immobiliare sarebbe stato necessario iscriverne i beni sul Libro Fondiario, e da tale procedura sarebbe risultato che sono dal 15 settembre 1947 beni pubblici indisponibili di proprietà del Porto Franco internazionale quale ente di Stato del Free Territory of Trieste.
Con una serie complessa di inganni il gruppo di politici e di speculatori locali è riuscito egualmente ad ottenere che quei beni pubblici del Porto Franco internazionale venissero illegittimamente iscritti dal 31 dicembre 2016 sul Libro Fondario, ma come proprietà del Comune di Trieste.
L’amministrazione politica del Comune di Trieste ha simulato di avere ottenuto la libera disponibilità dell’area e vi ha avviato proprie operazioni per utilizzare o vendere i beni, nelle quali ha coinvolto un numero crescente di soggetti pubblici e privati senza avvertirli dei rischi connessi.
Questa situazione minaccia danni ingiusti gravi ed ormai imminenti sia al Porto Franco internazionale di Trieste ed a tutti i soggetti privati, pubblici ed internazionali che vi hanno diritti ed interessi legittimi, sia ai terzi di buona fede che il Comune coinvolge nelle sue operazioni su quei beni portuali.
La I.P.R. F.T.T. ha perciò bloccato le operazioni immobiliari illegittime del Comune di Trieste contestando i suoi diritti di proprietà sui beni con due azioni legali: una è iscritta direttamente sul Libro Fondiario (LINK) per decreto del giudice tavolare (LINK) e l’altra è stata notificata con la prima a tutte le Autorità amministrative e giudiziarie competenti (LINK).
La natura e l’evidenza pubblica di tali due azioni legali hanno l’effetto immediato di togliere validità a qualsiasi contratto del Comune per appalti, affitti, concessioni o compravendite su beni di quell’area, e di concretarne le responsabilità penali, civili ed amministrative a carico sia degli amministratori e funzionari pubblici, sia degli eventuali contraenti pubblici e privati.
Rimane evidentemente da spiegare come sia stato possibile che un gruppo di politici e di speculatori italiani locali abbia potuto sviluppare indisturbato per anni una frode gigantesca a danno del Porto Franco internazionale del Free Territory of Trieste e dei diritti di tutti gli Stati.
Quest’anomalìa è stata resa possibile dal fatto che a Trieste il Governo italiano ha consentito sinora a quel genere di politici e speculatori locali di esercitare impunemente pesantissime interferenze illecite sugli organi dell’amministrazione pubblica, della giustizia e dell’informazione.
Ma il Governo italiano amministra l’attuale Free Territory of Trieste ed il suo Porto Franco internazionale su mandato fiduciario dei Governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, quali amministratori primari per conto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L’interesse di tutti gli Stati al massimo utilizzo del Porto Franco internazionale dell’attuale Free Territory of Trieste sta inoltre crescendo rapidamente, dopo essere rimasto compresso per decenni dai problemi strategici della guerra fredda e poi della crisi jugoslava, che ha portato al riconoscimento internazionale delle Repubbliche indipendenti di Slovenia e di Croazia (LINK).
Non dovrebbe essere perciò necessario ricordare al Governo italiano che i suoi obblighi di sub-amministratore fiduciario includono anche il dovere di stroncare, una volta per tutte, le camorre parassite di politici e speculatori locali, che dopo avere dissanguato per decenni il Free Territory of Trieste tentano addirittura di venderne illecitamente mezzo Porto Franco internazionale.
Pingback: Trieste cita Roma sull'IVA | Il Corriere di Trieste
Pingback: Sugli investimenti della Cina a Trieste | Il Corriere di Trieste