Porto Franco internazionale di Trieste: quando
le corruzioni diventano pericolo strategico
Ricorso ai vertici della giustizia italiana ed europea
Analisi di Paolo G. Parovel
Trieste, 11 dicembre 2024 – L’Agenzia I.P.R. F.T.T. – International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste ha impugnato davanti alla Suprema Corte di Cassazione italiana, con richiesta di rinvio pregiudiziale obbligatorio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, una sentenza con cui tre giudici della Corte d’Appello di Trieste hanno rifiutato di accertare ed eseguire le leggi italiane vigenti e prevalenti che stabiliscono gli obblighi della Repubblica Italiana e del Governo italiano verso il Porto Franco internazionale di Trieste. La materia ha perciò rilevanza strategica, e la causa è sostenuta da 238 cittadini, residenti ed imprese di Trieste e di altri Stati.
L’atto di impugnazione della sentenza, depositato dall’8 novembre, è stato notificato il 19 ottobre a tutte le controparti in causa: il Governo italiano, due suoi Ministeri (Infrastrutture e Trasporti, Economia e Finanze) la sua Agenzia del Demanio, due suoi funzionari a Trieste (Commissario del Governo e Prefetto) tre amministrazioni locali (Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Autorità Portuale) ed una banca regionale coinvolta (Banca di Cividale).
I motivi principali dell’impugnazione sono l’omessa valutazione di fatti decisivi e la violazione totale delle norme giuridiche fondamentali dell’ordinamento costituzionale italiano, dell’ordinamento dell’Unione Europea e dell’ordinamento della Comunità internazionale che garantiscono il diritto di ognuno ad ottenere l’esame effettivo della propria causa da parte di un tribunale indipendente ed imparziale per ottenere la determinazione dei propri diritti e dei propri doveri.
Violati leggi, obblighi internazionali e diritti di tutti gli Stati.
La causa riguarda il comportamento di organi e funzionari dell’amministrazione italiana di Trieste che commettono gravi violazioni delle leggi con le quali la Repubblica Italiana ed il Governo italiano riconoscono i propri obblighi verso Trieste ed il suo Porto Franco internazionale in esecuzione del Trattato di Pace con l’Italia del 1947, di un Memorandum d’Intesa del 1954 e di un intero corpus normativo coerente ed univoco (LINK).
Si tratta infatti di strumenti ed obblighi vigenti e vincolanti delle Nazioni Unite, che sono interamente eseguiti nell’ordinamento italiano con prevalenza pre-costituzionale e costituzionale sulle altre leggi italiane in vigore, riconosciuti dall’Unione Europea e riconfermati dai provvedimenti normativi più recenti del Parlamento italiano e del Governo italiano sulla gestione del Porto Franco internazionale di Trieste (2017) ed in materia doganale (2024).
Le violazioni commesse apertamente da organi e funzionari dello stesso Governo addetti all’amministrazione italiana di Trieste potrebbero essere perciò interpretate come un doppio gioco del Governo italiano sul rispetto di quegli obblighi internazionali.
Le stesse violazioni possono essere però interpretate anche come un caso particolarmente grave di corruzione delle istituzioni pubbliche di quell’amministrazione, incluse parti delle istituzioni giudiziarie, nel significato e per i fatti che abbiamo già precisato e documentato nella nostra inchiesta-denuncia più recente (LINK).
Il fatto che questa situazione risulti sinora appoggiata o consentita da partiti e Governi italiani di sinistra, di centro e di destra, indica inoltre che è organizzata da poteri “trasversali” che interferiscono illegalmente con l’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche e di enti pubblici dello Stato italiano.
Ma sarebbe comunque un errore considerare il problema soltanto come un affare interno di corruzione della democrazia costituzionale italiana.
Non può esserlo, perché le violazioni riguardano la gestione del Porto Franco internazionale di Trieste ed i diritti di tutti gli Stati su di esso, e vengono commesse da un Paese membro delle Nazione Unite, dell’Unione Europea e della NATO.
La rilevanza strategica delle violazioni.
La rilevanza strategica del problema è evidente, perché la gestione corretta o scorretta del Porto Franco internazionale di Trieste può essere usata per influire direttamente sui traffici internazionali con i Paesi dell’Europa centro-orientale, e quindi sui loro equilibri economici e politici.
Il Porto Franco internazionale di Trieste è infatti uno strumento economico speciale creato dalle Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale per favorire imparzialmente lo sviluppo equilibrato dei traffici attraverso il Mediterraneo, Suez e Gibilterra con i Paesi dell’Europa centro-orientale.
A questo scopo il regime del Porto Franco internazionale di Trieste consente infatti lo sbarco, l’imbarco, il deposito, il commercio e la lavorazione delle merci di tutti gli Stati, senza tasse e con piena libertà di transito attraverso i confini terrestri e marittimi degli altri Paesi.
I vantaggi giuridici ed economici straordinari del Porto Franco internazionale di Trieste non sono inoltre soggetti ad alcun divieto o limitazione da parte dell’Unione Europea, che li riconosce vigenti, prevalenti e vincolanti anche per l’ordinamento comunitario europeo dal 1958.
Le norme del Trattato di Pace garantiscono la gestione equilibrata di questi vantaggi con un’apposita Commissione Internazionale e con il divieto di costituire nel Porto Franco internazionale di Trieste zone speciali sotto la giurisdizione esclusiva di qualsiasi Stato.
L’operatività concreata del Porto Franco internazionale di Trieste è inoltre garantita da due grandi punti franchi permanenti (il Porto Franco Nord, detto anche “vecchio” ed il Porto Franco Sud, detto anche “nuovo”) che possono essere ampliati ma non ridotti ed hanno propri scali ferroviari collegati tra loro ed alla rete ferroviaria europea.
La funzione strategica del Porto Franco internazionale di Trieste verso l’Europa centro-orientale è rimasta sottoutilizzata dal 1947 sino alla fine della guerra fredda (1991) e delle guerre jugoslave (1991-2001). Ma dal 2014 la sua funzione strategica è divenuta essenziale per lo sviluppo della Three Seas Initiative, l’Iniziativa dei Tre Mari (Baltico, Adriatico, Mar Nero) sostenuta dagli USA e rafforzata dalle previsioni climatiche di accessibilità della Rotta Artica verso il Pacifico.
La Three Seas Initiative è una delle due grandi iniziative di pace parallele che gli USA hanno sviluppato in Europa e nel Medio Oriente, dove hanno promosso gli Accordi di Abramo (LINK). Ambedue le iniziative proseguono benché siano state ostacolate l’una con il conflitto di confine russo-ucraino, e l’altra con la guerra scatenata dai terroristi di Hamas contro Israele.
Lo scopo della Three Seas Initiative è favorire la stabilizzazione e l’indipendenza dell’Europa centro-orientale con il consolidamento economico e politico coordinato dei suoi popoli e Paesi nell’ambito dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica.
Il problema delle instabilità dell’Europa centro-orientale è infatti irrisolto dal 1918, quando la Monarchia sovranazionale degli Absburgo (che includeva Trieste) venne frammentata in Stati nazionali deboli, che tra il 1939 ed il 1945 finirono condizionati e poi invasi e travolti dalla Germania nazista genocida e dai suoi alleati (Italia inclusa) ed infine occupati dall’Unione Sovietica sino al 1989-1990, con le sole eccezioni dell’Austria e della Jugoslavia.
Ma la dissoluzione violenta della Jugoslavia tra il 1991 ed il 2001 ha lasciato rilevanti focolai di instabilità politico-militare ed economica sul versante adriatico dei Balcani Occidentali.
Anche la successiva integrazione graduale di quegli Stati nell’Unione Europea non si è dimostrata sufficiente a rafforzare le loro difese economiche e politiche dagli interessi prevalenti dei Paesi forti dell’Europa centrale ed occidentale (Germania, Italia, Francia, Spagna), né dalla penetrazione economica aggressiva, diretta ed indiretta, della Cina Comunista in funzione anti-USA.
Per quanto riguarda i Balcani occidentali, non è stata inoltre attivata la possibilità di favorire la loro stabilizzazione economica e politica utilizzando con nuovi accordi le norme del Trattato di Pace con l’Italia del 1947 sul Porto Franco internazionale di Trieste. Quelle norme possono essere infatti applicate anche per aprire punti franchi del Porto Franco internazionale di Trieste nei porti strategici della Slovenia (Koper) e della Croazia (Rijeka e Ploče, che serve la Bosnia-Erzegovina).
Ed è in questo quadro strategico che gli organi ed i funzionari dell’amministrazione italiana di Trieste rifiutano apertamente di eseguire gli obblighi giuridici dell’Italia e del Governo italiano sulla gestione del Porto Franco internazionale di Trieste, e ne commettono violazioni che favoriscono la concorrenza dei porti italiani, gli interessi e le operazioni della Cina comunista in Europa ed accordi economici con le dittature dell’Iran e del Venezuela.
Tutti gli accordi in materia tra organi e funzionari dell’amministrazione italiana ed imprese di quei tre Paesi, o da essi controllate, risultano infatti stipulati o tentati in violazione degli obblighi giuridici dell’Italia e del Governo italiano sulla gestione del Porto Franco internazionale di Trieste
È dunque evidente che per la difesa e lo sviluppo degli equilibri strategici euro-atlantici nell’Europa centro-orientale è necessario ripristinare una gestione corretta del Porto Franco internazionale di Trieste, ponendo fine il prima possibile alle violazioni dei relativi obblighi dell’Italia e del suo Governo.
Gli strumenti per la risoluzione del contenzioso.
Le soluzioni più rapide ed efficaci del problema appartengono all’ambito delle relazioni politico-diplomatiche internazionali, ed in particolare delle relazioni tra l’Italia e gli USA, esattamente come già avvenuto per lo sblocco delle opposizioni italiane all’ingresso della Slovenia nell’UE, a seguiti dell’incontro Clinton-Prodi del 12 giugno 1996.
Il Dipartimento di Stato conserva memoria di quell’operazione, che venne sviluppata dalle Amministrazioni Bush senior. e Clinton, perché le rivendicazioni italiane verso la Slovenia e la Croazia erano coordinate con altre attività di destabilizzazione dell’Europa centro-orientale, dal Baltico ai Balcani.
Oggi come allora il Governo italiano ha comunque, oltre al dovere di rispettare i propri obblighi internazionali, i poteri costituzionali necessari per imporre direttamente il rispetto della legge anche agli organi e funzionari della sua amministrazione di Trieste, e per sostituirli se risulti opportuno.
Il vigente Trattato di Pace con l’Italia assegna inoltre la garanzia degli obblighi e dei diritti riguardanti Trieste ed il suo Porto Franco internazionale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e per suo conto ai Governi degli USA e del Regno Unito quali titolari primari di un apposito mandato di Governo provvisorio, che essi hanno sub-affidato fiduciariamente dal 1954 alla responsabilità del Governo (non dello Stato) italiano per l’amministrazione civile, e della NATO per la difesa militare.
La difesa legale diretta del Porto Franco internazionale di Trieste richiede invece una scelta tra gli strumenti di risoluzione del contenzioso offerti dal diritto italiano, europeo ed internazionale.
La scelta degli strumenti legali.
Le violazioni di legge commesse nella gestione del Porto Franco internazionale da organi e funzionari dell’amministrazione italiana riguardano obblighi internazionali ed i diritti di tutti gli Stati su di esso.
Gli strumenti legali che possono essere attivati per ottenere il rispetto di quegli obblighi internazionali e diritti includono perciò sia le procedure di arbitrato previste a questo scopo dal Trattato di Pace con l’Italia del 1947, sia i ricorsi agli organi di giustizia internazionali ed europei competenti in materia.
Ma le violazioni di cui si tratta vengono commesse da organi e funzionari della Repubblica Italiana, soggetti come tali all’ordinamento giuridico italiano, che rende il giudice indipendente da ogni altro potere e gli impone di conoscere ed eseguire imparzialmente le leggi vigenti rispettando la gerarchia delle fonti del diritto.
I giudici italiani non possono perciò derogare da quei loro doveri per quanto riguarda l’accertamento delle leggi che eseguono gli obblighi internazionali dello Stato e del Governo, né per violazioni di legge commesse da funzionari pubblici o da poteri politici.
Lo strumento legale difensivo più semplice è perciò il ricorso alla competenza costituzionale diretta dei giudici italiani ad accertare ed eseguire imparzialmente ed in totale indipendenza da poteri politici le leggi vigenti e prevalenti dell’ordinamento italiano anche su questa materia, ed a dichiarare l’ineseguibilità e l’inefficacia giuridiche degli atti e dei provvedimenti che ne costituiscano violazione.
Il ricorso alle procedure ed alle corti di giustizia internazionali ed europee sarebbe quindi necessario soltanto se tutti i giudici italiani chiamati ad accertare ed eseguire imparzialmente le leggi italiane vigenti e prevalenti in materia, e di farne cessare le violazioni, rifiutassero di farlo.
Il rifiuto totale di giustizia dei giudici italiani.
L’ipotesi che tutti i giudici italiani chiamati a decidere su questa materia rifiutino di farlo può sembrare assurda, perché costituirebbe un rifiuto totale di giustizia, che come tale violerebbe diritti e principi fondamentali dell’ordinamento italiano, europeo ed internazionale.
Quell’ipotesi assurda si è invece concretata dal 2018 ad oggi (2024), cioè da sei anni, in tutti i gradi di giudizio civile dell’ordinamento giuridico italiano.
Per ottenere dai giudici italiani l’accertamento e l’applicazione delle leggi italiane vigenti in materia la I.P.R. F.T.T. ha infatti attivato tra il 2017 ed il 2019 tre cause civili davanti al Tribunale di Trieste, con la partecipazione di centinaia di cittadini, residenti ed imprese di Trieste e di altri Stati.
La prima causa (LINK) e la seconda (LINK) contestano le violazioni dei diritti fiscali e di bilancio spettanti a Trieste (che dal 1947 è anche esonera dal pagamento del debito pubblico italiano) mentre la terza contesta le violazioni degli obblighi e dei diritti che riguardano il Porto Franco internazionale. Tutte e tre le cause sono perfettamente fondate e documentate in fatto e diritto.
Ma di fronte all’evidenza del fatto giuridico obiettivo che le leggi vigenti e prevalenti dell’ordinamento italiano confermano la piena vigenza degli obblighi internazionali violati da organi e funzionari dell’amministrazione italiana di Trieste, tutti i giudici italiani sinora incaricati di accertare ed applicare quelle leggi hanno rifiutato di farlo, affermando (falsamente) di non poter contrastare le decisioni di poteri politici.
Hanno dichiarato perciò tutti, d’intesa tra loro, che sulla materia vi è difetto assoluto di giurisdizione di qualsiasi giudice italiano. Ma se questo fosse vero, significherebbe che l’ordinamento giuridico italiano è dittatoriale, perché non protegge gli individui e le imprese dagli abusi commessi da poteri pubblici.
Poiché non è inoltre possibile fondare sulle leggi un rifiuto del giudice di accertarle ed eseguirle, tutti quei giudici le hanno sostituite con l’applicazione di alcune sentenze precedenti. Commettendo così anche una violazione radicale dell’ordinamento italiano di diritto codificato, (civil law), che impone l’esecuzione della legge e non dei precedenti (a differenza dagli ordinamenti anglosassoni di diritto giurisdizionale, common law).
L’infondatezza palese di quelle dichiarazioni di difetto assoluto di giurisdizione aggiunge dunque alle violazioni di obblighi internazionali e di diritti commesse dagli altri organi e funzionari dell’amministrazione italiana di Trieste anche il rifiuto totale di giustizia commesso dagli organi giudiziari di quella stessa amministrazione che dovrebbero difendere la legge.
La causa sul Porto Franco internazionale.
La I.P.R. F.T.T. ha azionato la causa sul Porto Franco internazionale nel 2019, di fronte agli aggravamenti di due operazioni illegali con cui organi e funzionari dell’amministrazione italiana di Trieste hanno creato situazioni di estremo danno economico e rischio strategico.
La prima delle due operazioni illegali è una frode pubblica colossale, organizzata per smembrare e vendere direttamente o indirettamente le infrastrutture del Porto Franco Nord di Trieste a qualsiasi acquirente interessato, inclusi i fondi e le imprese della Cina comunista o da essa controllati (LINK).
La seconda operazione illegale è il tentativo di concedere ad imprese di Stato del Partito Comunista Cinese posizioni di controllo logistico diretto e indiretto del Porto Franco internazionale (LINK).
Queste due operazioni illecite erano state inoltre precedute dall’avvìo di accordi preferenziali illegittimi sul Porto Franco internazionale con imprese sanzionate dei regimi totalitari dell’Iran per il traffico merci (LINK) e del Venezuela per la lavorazione del Coltan (LINK).
Il primo grado di giudizio davanti al Tribunale di Trieste è durato quattro anni, durante i quali il giudice è stato cambiato tre volte, nel 2020 ha rifiutato di sospendere le operazioni illegali denunciate e nel 2023 ha prodotto una sentenza con cui rifiuta di accertare ed eseguire le leggi vigenti, dichiarando difetto assoluto di giurisdizione di qualsiasi giudice italiano sulla materia.
La I.P.R. F.T.T. ha impugnato perciò quella sentenza davanti alla Corte d’Appello di Trieste. Ma dopo un altro anno i tre giudici incaricati hanno prodotto una sentenza ancora più assurda, che conferma la decisione del giudice di primo grado violando così i princìpi fondamentali dell’ordinamento italiano, europeo ed internazionale sul diritto alla giustizia.
Si tratta dei princìpi stabiliti dalle norme della Costituzione italiana, dei Trattati europei e dell’ordinamento internazionale che garantiscono ad ogni persona i cui diritti siano stati violati il diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un giudice indipendente ed imparziale, che ha l’obbligo di esaminare equamente la causa e di pronunciare sentenza nelle controversie sui diritti e doveri di carattere civile.
Le altre complicità giudiziarie.
Nel caso delle leggi italiane vigenti che riconoscono ed eseguono gli obblighi giuridici su Trieste e sul suo Porto Franco internazionale, il rifiuto dei giudici civili italiani di accertarle ed applicarle ha inoltre l’effetto concreto di consentire la prosecuzione ed il consolidamento materiale delle violazioni commesse dagli altri organi dell’amministrazione italiana, rendendone così complice, attiva o passiva anche l’autorità giudiziaria civile.
Queste stesse complicità si sono concretate dal 2016 ad oggi (2024), ad opera di alcuni degli stessi giudici civili in servizio a Trieste, nella gestione del Libro Fondiario per le iscrizioni illegittime dei beni del Porto Franco Nord al nome del Comune di Trieste, e di sue concessioni e vendite illegittime di parte di quei beni pubblici a terzi, nonostante l’opposizione costante della I.P.R. F.T.T. con le azioni giudiziarie pertinenti, come già denunciato nella nostre inchieste.
Le nostre inchieste hanno inoltre già documentato e denunciato che, nello stesso tempo, anche gli organi della giustizia penale e della magistratura contabile ed amministrativa in servizio a Trieste hanno rifiutato od omesso di occuparsi della materia.
Contro i responsabili delle stesse violazioni sono state infatti presentate sin dal 2008 numerose denunce penali, due delle quali sono risultate addirittura scomparse dopo il deposito in Procura, mentre tutte le altre sono state archiviate anche senza indagini. E non hanno ottenuto risultati nemmeno le denunce contabili per i danni erariali, benché siano ingentissimi (LINK).
Per quanto infine riguarda la giustizia amministrativa a Trieste il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) ha tentato di legittimare le violazioni degli obblighi giuridici italiani sul Porto Franco internazionale producendo una sentenza interamente costruita a questo scopo su interpretazioni politiche false di strumenti del diritto internazionale (LINK).
In sostanza, è perfettamente documentato il fatto che con questi comportamenti gli organi giudiziari dell’amministrazione italiana di Trieste stanno garantendo da 16 anni (2008-2024) agli altri organi e funzionari di quell’amministrazione l’impunità totale per violazioni sempre più gravi delle leggi italiane e degli obblighi internazionali che riguardano il Porto Franco internazionale di Trieste ed i relativi diritti di tutti gli Stati.
Poteri trasversali.
Ma i giudici italiani sono magistrati di carriera con una solida preparazione etica e giuridica, che hanno il dovere di garantire l’applicazione delle leggi vigenti con imparzialità ed in piena indipendenza dai poteri politici. Non è quindi credibile che rifiutino tutti per errore o per libera scelta di violare i loro doveri sulle leggi che riguardano Trieste ed il suo Porto Franco internazionale.
Questo genere di comportamento giudiziario abnorme è infatti possibile soltanto se gli illeciti che il giudice dovrebbe impedire sono organizzati e protetti da poteri “traversali” capaci di condizionare illecitamente ai propri interessi persino le decisioni degli organi giudiziari che dovrebbero difendere le leggi ed i diritti violati.
Nel caso degli obblighi e dei diritti sul Porto Franco internazionale di Trieste, è inoltre evidente che le decisioni giudiziarie così condizionate hanno lo scopo e l’effetto di consentire la prosecuzione indisturbata di violazioni che associano, in particolare, interessi politici di partiti italiani, interessi economici di porti italiani concorrenti ed interessi strategici della Cina comunista verso i Paesi dell’Europa centro-orientale.
Gli effetti giuridici del rifiuto di giustizia.
Al contrario di quanto viene fatto credere, le sentenze negative di quei giudici civili, penali ed amministrativi italiani non possono produrre effetti giuridici sugli obblighi internazionali della Repubblica Italiana e del Governo italiano che riguardano l’amministrazione di Trieste e del suo Porto Franco internazionale.
Nessun giudice nazionale ha infatti il potere di annullare o modificare obblighi e diritti stabiliti da strumenti internazionali vigenti, sottoscritti e ratificati dal proprio Paese ed eseguiti nel suo ordinamento giuridico con prevalenza sulle altre leggi in vigore.
La scelta dei giudici civili italiani di dichiarare difetto assolto di giurisdizione per non accertare ed eseguire le leggi vigenti sull’amministrazione di Trieste e del suo Porto Franco internazionale può inoltre favorire, paradossalmente, la risoluzione positiva del contenzioso.
Quella scelta può essere infatti impugnata direttamente davanti alla Suprema Corte di Cassazione italiana, con obbligo di rinvìo pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, per violazione dei princìpi dello Stato di diritto in materia di giustizia sui quali sono fondati l’ordinamento costituzionale della Repubblica Italiana ed i Trattati costitutivi dell’Unione Europea.
Il testo del ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.
La I.P.R .F.T.T. ha provveduto perciò a denunciare anche questa violazione con il ricorso notificato il 19 ottobre alle controparti e depositato l’8 novembre alla Corte di Cassazione italiana, con istanza di rinvìo pregiudiziale obbligatorio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, per l’annullamento della sentenza d’appello sul Porto Franco internazionale di Trieste.
Per definitiva chiarezza sulla materia pubblichiamo qui (LINK) la parte del ricorso che tratta le motivazioni e le richieste.
Le implicazioni di un eventuale rigetto.
Poiché l’accoglimento di questo ricorso travolgerebbe logicamente anche ogni altra sentenza analoga non si può inoltre escludere che la Suprema Corte di Cassazione italiana preferisca rigettarlo o dichiararlo inammissibile, ed evitare comunque il rinvìo pregiudiziale obbligatorio alla Corte di Giustizia Europea.
In ognuno di tali casi la sua decisione potrà essere impugnata direttamente davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e nelle sedi internazionali, e potrebbe essere usata anche per attivare le procedure di arbitrato previste dal vigente Trattato di Pace con l’Italia del 1947, come ratificato ed interamente eseguito nell’ordinamento della Repubblica Italiana e riconosciuto vincolante dai Trattati comunitari europei.
Una decisione negativa della Suprema Corte confermerebbe inoltre agli osservatori che le violazioni degli obblighi e dei diritti sul Porto Franco internazionale di Trieste sono organizzate e protette da un sistema di corruzione così influente da riuscire a disattivare tutte le garanzie costituzionali di legalità e giustizia dell’ordinamento giuridico della Repubblica Italiana, e da divenire una fonte di pericolo per gli equilibri strategici euro-atlantici.
Per sostenere le azioni giudiziarie della I.P.R. F.T.T.
La I.P.R. F.T.T. – International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste è un’Agenzia di rappresentanza che agisce quale soggetto giuridico delegato a rappresentare e difendere in ogni sede istituzionale, diplomatica e giudiziaria i diritti e gli interessi legittimi di cittadini, di residenti, di imprese e di organizzazioni dell’attuale Free Territory of Trieste amministrato dal Governo italiano, e di altri Stati.
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