Il sistema politico italiano sta imponendo da sei mesi ai suoi media il silenzio stampa totale sulla causa fiscale intentata al Governo italiano dalla International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste con l’intervento del Movimento Trieste Libera e di centinaia di cittadini ed imprese (LINK).
Ma i politici italiani non possono bloccare internet, che rende ancora più evidente il loro problema: sanno che l’azione legale è fondata, temono che darne notizie faccia aumentare ancora il numero degli intervenienti, e tentano di trovare il modo per indurre il Tribunale di Trieste a non emettere una sentenza a favore dei ricorrenti.
Nel frattempo le notizie sui successi crescenti della battaglia legale per la corretta amministrazione del Free Territory of Trieste e del suo Porto Franco internazionale sono inoltre seguite con attenzione dagli analisti dei Paesi che vi hanno particolare interesse politico ed economico.
Così da Vienna il 7 dicembre lo storico ed autorevole settimanale austriaco di economia e finanza Börsen-Kurier ha pubblicato sul suo recentissimo numero 49/2017, un articolo di Tibor Pásztory sotto il titolo “Status von Triest als UN-Treuhandgebiet bestätigt – VOR PROZESSLAVINE IN TRIEST ?” (LINK), del quale vi diamo qui la traduzione in inglese ed in italiano:
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Confermato lo status di Trieste come Amministrazione fiduciaria dell’ONU
Una valanga di processi a Trieste?
Dopo decenni di lotte politiche e giuridiche il movimento di cittadini “Trieste Libera” è riuscito per la prima volta a spuntarla sullo Stato italiano. Il governo italiano ha dovuto ammettere: Trieste non appartiene all’Italia. Ma cosa accadrà ora?
È una disputa lunga decenni, che è stata dimenticata al di fuori della regione nord-adriatica. Nel 1947, dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Italia, che era stata dalla parte di Hitler, fu condannata dalle Nazioni Unite a cedere la città portuale di Trieste, ottenuta appena nel 1919.
Poiché gli USA e la Gran Bretagna, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU non volevano soddisfare le pretese sulla città portuale di Trieste della Jugoslavia, che a quel tempo non aveva ancora rotto con l’Unione Sovietica stalinista, la città fu dichiarata Stato Libero ed area sotto amministrazione fiduciaria dell’ONU, e lo è rimasta sino ad oggi.
L’Italia riuscì comunque a far cadere la cosa in dimenticanza, con disinvoltura e non senza finanziare alcuni media locali. Questa tattica fu favorita dal fatto che un prolungamento dell’amministrazione della città da parte degli Alleati non era praticamente realizzabile.
Questo dilemma venne infine risolto nel 1954, mantenendo il piccolo Stato Libero diviso in due Zone (A e B) che furono affidate all’amministrazione civile provvisoria dei governi rispettivamente italiano e jugoslavo. All’amministrazione, beninteso, non alla sovranità dello Stato.
Quando la Jugoslavia nel 1991 incominciò a dissolversi e la Slovenia e la Croazia divennero indipendenti, la comunità internazionale riconobbe i confini di entrambi i nuovi stati. La Zona B divenne perciò obsoleta, ma la Zona A, comprendente la città di Trieste, il Porto Franco Internazionale e cinque comuni minori, venne mantenuta, anche se non la si trovava più in nessuna carta geografica.
Questa situazione insoddisfacente aveva ed ha importanza non solo politica, ma anche economica, perché riguarda anche il Porto Franco esistente da 298 anni, nel quale hanno diritto a vantaggi speciali consolidati nel Trattato del 1947 non solo le Potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, ma anche, tra altri, gli stati successori della Monarchia austro-ungarica.
Dopo una lunga contesa ed una conferma scritta da parte dell’allora Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon, quest’anno il governo italiano è stato costretto a cedere.
Il 13 luglio 2017 il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno finalmente confermato lo status giuridico di Trieste come territorio di amministrazione fiduciaria dell’ONU.
Ma con questo il problema non è ancora risolto. Un’udienza stabilita al 28 novembre davanti a un Tribunale triestino per accertare se negli ultimi 63 anni l’Italia abbia incassato le tasse ingiustamente è stata rinviata al maggio 2018. Attore principale è la “International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste – I.P.R. F.T.T.”, co-attori sono “Trieste Libera” e più di 400 cittadini e imprenditori, da Trieste e dall’estero. Seguiranno ulteriori contese giuridiche. Non ultima da chiarire sarà la questione se Trieste fa davvero parte dell’Unione Europea.
“Trieste Libera” e la “I.P.R. F.T.T.” sperano comunque in un rilancio del Porto Franco, che si trova sull’asse commerciale Suez–Mitteleuropa–Baltico e negli investitori internazionali.
Tibor Pásztory
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